A volte, nel buio, si può inciampare in qualcosa di prezioso
“A volte, nel buio, si può inciampare in qualcosa di prezioso”

I periodi di dolore e disorientamento sono importanti occasioni evolutive. Purtroppo nella nostra società questo sapere antico è diventato una sorta di mantra adrenalitico-motivazionale per pompare la mente. Spesso, infatti, lo si incontra snaturato e disinfettato, usato per passare subito oltre, superare velocemente il down e tornare in pista salvi, più grintosi, più produttivi e più felici di prima.
E invece l’occasione evolutiva quasi mai è a disposizione nella mente e in tempi brevi. Il disorientamento e il dolore spesso hanno a che fare con una perdita, reale o metaforica di qualcuno o di qualcosa.
Con il lutto ci si misura continuamente, più di quanto non siamo disposti ad accettare e il dolore è esigente, richiede la nostra attenzione. Vuole agire in ogni nostra parte fino a essere compreso, nel senso di “preso con” noi. Solo quando non lo ricacciamo si fa addomesticare e trasformare. Dopotutto è una delle specialità della vita: assesta colpi perfetti per farti inciampare in qualcosa di prezioso.

Rompersi è doloroso e necessario
“Rompersi è doloroso e necessario”

Come vetri in frantumi

A volte il dolore è talmente tanto che ci rompe. E’ successo anche a te, vero? L’ultima volta per me è stata una vertigine inedita. I miei pezzi, simili a vetri in frantumi, hanno tagliato i nessi con alcune cose che non mi appartenevano più: oggetti, relazioni, abitudini, preferenze.

Ho iniziato a esplorare nelle profondità
“Ho iniziato a esplorare nelle profondità”

Radicamento

Forse per un istintivo bisogno di equilibrio, ho iniziato un movimento verso le mie radici, tra chi non c’era più, e mi sono dedicata a ricostruire la storia della mia famiglia.
La mia analisi genealogica, con tanto di ricerche d’archivio e sociogenogramma, è stato un viaggio metaforico e anche reale.
Come spesso accade in questi casi, infatti, ho scoperto cose che non sapevo affatto sulla mia famiglia, frammenti di storie a me mai arrivate, non detti e dimenticanze.

Di zio Nicola sapevo solo che non era mai ritornato dalla guerra
“Di zio Nicola sapevo solo che non era mai ritornato dalla guerra”

A Cefalonia

E’ così che ho incontrato zio Nicola, disperso in Grecia durante la Seconda Guerra Mondiale, e non ho potuto fare a meno di dedicargli un’attenzione speciale.

Nicola era il primogenito di una famiglia numerosa, di cui mio padre era l’ultimo figlio. Da ragazzina, ne avevo sentito parlare solo una volta, per caso, poi solo pochi cenni e mai nessuna risposta alle mie curiosità. Così ho finito per dimenticarmene.

Di lui sapevo solo che non era mai ritornato dalla guerra: era rimasto disperso durante dell’ eccidio di Cefalonia del 1943.

Recuperando questa memoria famigliare, qualcosa si è mosso dentro di me e, dopo giusto ottant’anni, mi ha spinta ad andare su quell’isola per rendergli omaggio, visitando il Monumento dedicato ai Militari Italiani della Divisione Acqui e il piccolo Acqui Museum, gestito dai volontari dell’associazione italo-greca Mediterraneo”.

L’anno dopo, nell’estate del 2024, ci sono tornata e mi sono fermata più a lungo, come volontaria del museo. E’ stato proprio lì, durante l’attività di accoglienza e guida dei visitatori, che mi sono scoperta pronunciare più volte la parola “riguardo” e ne ho avvertito vibrazioni più nitide e forti del solito.